Tutti gli occhi puntati sulla Sicilia, articoli ed articoli di prestigiosi quotidiani nazionali che provano a decrittare le mosse di questo o quel leader locale, nella speranza di scoprire in anticipo il possibile risultato finale. Perché la Sicilia non è più un laboratorio, è proprio una cavia. Apprendisti stregoni a caccia dell’alchimia politica perfetta si esercitano sulla pelle di un’isola stremata da decenni di malgoverno e programmano, sulla base del possibile successo o insuccesso di formule pret a porter, il futuro dell’intero paese.
Così succede nel giro di pochi giorni che, a fronte del ticket di sinistra Fava-Orlando-Borsellino (che spera di bissare il successo di Leoluca a Palermo e con Ingroia sullo sfondo a fare da nume tutelare) e della candidatura neomonastica di Crocetta (benedetta innanzitutto dall’Udc e che faceva pregustare al Pd la possibile vittoria autunnale), il centrodestra siciliano si ricompatti (finora a parole, poi ci vorrano i voti a confermare le intenzioni) dietro la candidatura di Nello Musumeci, figura dignitosa, ma che oggi serve soprattutto a coprirne le vergogne, come una foglia di fico qualsiasi.
Perché, checché ne dicano i manifesti che già cominciano a spuntare in giro per le città siciliane, pochi esponenti del centrodestra siciliano (soprattutto del Pdl) hanno davvero la forza di guardare senza vergogna negli occhi i cittadini della nostra terra. Con che faccia torneranno da loro infatti promuovendo una coalizione con il «nemico» degli ultimi anni, quel Raffaele Lombardo che tanti rospi ha fatto inghiottire ai ras del Pdl siciliano? Sembra tutto passato, in onore della riconquista di Palazzo d’Orleans. Ma sarà proprio così? O si tratterà dell’ennesima sfida all’ultima coltellata alla spalle? Non resta che stare a guardare, sperando che, alla fine, non vinca proprio il peggiore…
Marco Di Salvo